domenica 15 luglio 2012

Ansia da traghetto

Quindicesimo traghetto, ultimo per questo viaggio, quello che porta dalla Danimarca alla Germania.
Negli anni ho sviluppato una vera idiosincrasia per questo mezzo di trasporto, piuttosto faccio mille tunnel a 220 metri sotto il mare.
I traghetti sono uguali in tutto il mondo, qualunque cosa tu faccia, la fai male. La differenza tra Norvegia e Grecia, ad esempio, è solo che in quest'ultimo paese ti stipano di più come sardine, ti urlano e ti fanno segni indecifrabili fino a spingerti al limite minimo tra un'auto e l'altra. Per il resto, anche in Norvegia, la confusione, l'anarchia che sembra sovrastare il buonsenso, il non capire mai se sei posizionato nella fila giusta sono gli stessi. Insomma, ci vuole un gran sangue freddo per non strippare.
Io non ce l'ho. Anzi, quel po' di riserva che mi ero portata da casa svanisce al primo imbarco, figuriamoci come sono ridotta al quindicesimo!
A Rodby, in un casello che sembra quello autostradale, le macchine incolonnate a fianco a noi continuano a passarci avanti, abbiamo sbagliato di nuovo la fila.
"Chiedi in che numero siamo, mi raccomando" dico.
Ed intanto caricano e noi non ci stiamo nella prima nave neanche se vuoi.
E poi, quando finalmente si riesce a salire a bordo con il camper, c'è la corsa ai piani alti, obbligatoria, che io starei anche giù, che se si sale con calma si rischia di stare in piedi. Ma prima di farlo bisogna chiudere i boccaporti, accertarsi che il frigo a gas sia spento, dar da mangiare a Sgangul, dar da bere a Zedog, farà freddo o farà caldo prendere l'eventuale giacca, e la macchina fotografica ce l'hai, e la telecamera? Ecco, siam pronte, possiamo salire, ma che stress.

1 commento:

  1. ecco si... datemi un aereo ma non un traghetto... e nemmeno un tunnel però....
    ben rientrate e spero di vedervi presto !!!

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